Il tamburo di latta

(Die Blechtrommel, 1959)

Günther Grass

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Un fermo immgine dal film che Volker Schlöndorff trasse dal romanzo

Il romanzo d’esordio di Günther Grass (1927-2015), il primo della Trilogia di Danzica (la città dove l’autore nacque), seguito da Gatto e topo (1961) e Anni di cani (1963), è tra i più perfetti esempi di narratore “inaffidabile”. Il protagonista Oskar Matzerath narra infatti la propria vita mentre si trova rinchiuso in manicomio, ma questo si capisce solo dopo i primi capitoli, per cui il lettore non può mai essere sicuro se l’autore sia imparziale o se il suo racconto sia deformato da distanza temporale, malattia mentale, volontà di nascondere o di esagerare particolari.

La vicenda è ambientata nella libera città di Danzica, che nel periodo tra la prima e la seconda guerra mondiale era governata da un commissario della Società delle Nazioni. La storia inizia con il racconto dell’incontro a fine ottocento tra Anna e il fuggiasco polacco Joseph Koljaiczek, ricercato per un dissidio con il datore di lavoro. Il protagonista e narratore, Oskar, è nato dalla relazione extramatrimoniale della figlia dei due, Agnes, con il cugino Jan Bronski.

All’età di tre anni Oskar riceve in regalo un tamburo di latta bianco e rosso, dal quale rifiuterà cocciutamente di separarsi per tutta la vita. Per protesta contro il mondo degli adulti, dato che nella sua precocità ha già intuito qualche tipo di relazione tra la madre e Jan, si getta in una botola lasciata aperta Alfred Matzerath, suo padre legale, procurandosi danni fisici.

Dopo l’incidente, Oskar decide che smetterà di crescere per non diventare adulto, e infatti rimane più piccolo dei coetanei. Ogni volta che qualcuno cercherà di levargli il tamburo sarà in grado di cacciare un urlo a una frequenza così acuta da infrangere qualsiasi vetro; è quello che capita con il padre, con il pediatra e anche con la maestra di scuola. Per protesta, invece di frequentare la classe insieme a tutti gli altri bambini, si fa insegnare a leggere da un’amica della madre su un libro che racconta le gesta di Rasputin; fingerà comunque di non imparare niente, tenendo nascosto il fatto di saper leggere.

La relazione tra sua madre Jan Bronski continua, i due si vedono una volta la settimana; un altro degli spasimanti di Agnes la scongiura di non sporcarsi con un polacco, lei che è moglie di un tedesco, perché ben presto i secondi prevarranno sui primi. Grazie alla sua statura Oskar conosce il nano Bebra, poco più alto di lui malgrado abbia già 53 anni; l’uomo gli preconizza l’arrivo di tempi con grandi raduni di folle, e lo avverte che sarà meglio per lui trovarsi “sopra i palchi piuttosto che ai piedi di questi”. Cercando di fare tesoro di questo insegnamento, Oskar frequenta i primi grandi raduni nazisti, che si diffondono anche a Danzica, ma non è particolarmente soddisfatto.

Oskar riesce a padroneggiare sempre più la capacità di infrangere con la voce vetri e cristalli; nascosto di fronte alle vetrine di negozi anche di lusso, modula la voce in un verso così acuto da non essere udito, ma tale da frantumare una porzione di vetro e permettere ai passanti, tentati dall’occasione, furti con destrezza. Il suo ultimo colpo è la sottrazione di una collana preziosa permessa a Jan Bronski; il gioiello finirà come regalo a sua madre Agnes.

Continua anche l’attività con il tamburo: nascosto sotto i palchi di vari comizi, non solo nazisti, grazie alla propria scarsa statura, riesce a dirottare la ritmica delle bande musicali o degli inni politici verso altre canzoni, che sono poi seguite da tutto il raduno a voce alta.

Dopo un episodio nella chiesa cattolica in cui Oskar arriva a dissacrare l’immagine del bambino Gesù, senza volerlo, si reca al mare con tutta la famiglia, e tutto precipita. Assistono alla scena di un pescatore di anguille che usa come esca la testa mozza di un cavallo; la madre da di stomaco, poi nelle settimane successive si comporta in modo strano, nutrendosi solo di pesce finché finisce ricoverata in ospedale: a questo punto la famiglia scopre che la donna è incinta di tre mesi, ma l’intossicazione se la porta via in pochi giorni.

Convinto che la donna si sia avvelenata per non avere un altro figlio come lui, Oskar si affeziona a Herbert Truczinski, figlio di una vicina di casa, che però si toglie la vita nel Museo Marittimo dove lavora come custode, suggestionato da un’antica polena di nave che si dice abbia lasciato dietro di sé una lunga scia di sventure.

Le sue certezze si infrangono quando il negozio di giocattoli dove compra i suoi tamburi viene devastato dai nazisti, e il proprietario ebreo si suicida. Jan si offre di far riparare l’ultimo tamburo da un collega delle poste, così Oskar si trova nell’edificio il 1 settembre 1939, quando la Germania attacca di sorpresa la Polonia; gli impiegati si difendono con le armi, ma alla fine Jan viene ucciso e Oskar si salva solo per il suo aspetto infantile.

Oskar va a vivere dai Truczinski; Maria, sorella di Herbert, si affeziona a lui e gli fa da madre, anche se la differenza di età è poca. Il ragazzo si sente attratto da lei, e rimane confuso quando la vicinanza agli provoca la prima erezione. Non è però ricambiato; anzi un giorno sorprende Maria e Matzerath che fanno l’amore sul divano.

Oskar si consola allora con la moglie del fruttivendolo Greff. Quando Maria dà alla luce un bambino, è convinto sia il proprio figlio. Accetta infine l’offerta del nano Bebra di unirsi al circo, e si trova in torunée nella Francia occupata quando inizia lo sbarco alleato in Normandia; qui assiste alla morte di Roswitha, l’artista circense con cui ha fatto coppia negli anni della guerra.

Tornato a vivere con Matzerath e Maria, Oskar regala un tamburo per il suo terzo compleanno al piccolo Kurt, ma il bambino non sembra apprezzarlo quanto lui. Maria rifiuta le sue avance, Oskar scappa di casa, si unisce a una banda di giovinastri e si dà il nome di battaglia di Gesù. Quando finiscono nelle mani della polizia, ancora una volta Oskar riesce a salvarsi perché non dimostra la sua età.

Le fortune della guerra si rovesciano, i sovietici arrivano a Danzica, Oskar provoca involontariamente la morte di Matzerath. Un secondo trauma fisico, una sassata in testa da parte di Kurt, rimette in moto la crescita del giovane. Oskar, Kurt e Maria lasciano Danzica e raggiungono la sorella della donna a Düsseldorf, dove il ragazzo viene ricoverato in ospedale per i dolori della crescita ossea. Per contribuire al bilancio familiare, comincia a posare nudo per gli studenti dell’Accademia. Ritornato di nuovo in possesso di un tamburo, fonda una band insieme al musicista Klepp, il Trio Rhine River.

Si lascia poi di nuovo convincere da Bebra, ormai invecchiato e su sedia a rotelle, a esibirsi nel circo suonando la batteria. Diventa famoso, mette da parte dei soldi che servono a Maria per lasciare il suo amante e aprire un negozio in proprio. Convinto che suo nonno Koljaiczek sia riuscito a fuggire in America, decide di raggiungerlo ma viene arrestato dalla polizia a Parigi per l’assassinio di una vicina di casa, l’infermiera Dorothea. Probabilmente sarà riconosciuto innocente, l’assassina è una collega della donna, ma nel frattempo è internato in ospedale psichiatrico, da dove racconta la sua storia.

In mancanza di definizioni critiche, Il tamburo di latta è stato accostato nel tempo a una sorta di “realismo magico” europeo, derivato dalla definizione generica che si coniò per il postmoderno post-coloniale latino americano. Gli esordi letterari di Grass (premio Nobel 1999) avvengono all’interno del Gruppo 47, il movimento culturale che propugnava un umanesimo socialista, un’imminente rivoluzione condotta da una giovane generazione, e che subì la censura dell’autorità d’occupazione alleata. Oltre a Grass, passarono dall’esperienza del Gruppo 27, che si sciolse nel 1967, altri giovani autori che avrebbero fatto la storia della letteratura di lingua tedesca del dopoguerra, come Heinrich Böll, Ingeborg Bachmann, Friedrich Dürrenmatt, Peter Handke, Peter Weiss.

Giudicando troppo statico il realismo tedesco del dopoguerra, Grass non si avvicinò invece mai alla Trümmerliteratur, la “letteratura delle rovine”. L’ispirazione del Tamburo è evidentemente autobiografica: ambientato nella usa città natale, nasce dallo spunto di un evento reale, la morte di uno zio dell’autore durante l’assedio nazista alla sede centrale della Posta di Danzica. Il lungo romanzo ha una genesi laboriosa, lo stile è ispirato dall’esistenzialismo: la stesura ha infatti luogo per buona parte a Parigi, dove Grass vive dal ’56 al ’59. Il linguaggio sarcastico, parodistico, quasi comico è influenzato da Rabelais, la cui opera Grass conobbe grazie al poeta Paul Celan.


Per approfondire

Recensione di Anna Lattanzi da “Il cappuccino delle cinque”

Francesco Pio Bernardi, “La modernità e l’impossibilità di una formazione. Il tamburo di latta’ di Günther Grass

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