(Exercices de style, 1947)
Raymond Queneau
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Questo libro di Raymond Queneau è ambientato su un autobus della linea S (84) di Parigi, che oggi corre tra il Panthéon e la porta di Champerret. Il testo è composto da 99 “variazioni” che riscrivono in maniera sensibilmente diversa un medesimo, banale racconto, questo:
Un giorno verso mezzogiorno dalle parti del Parc Monceau, sulla piattaforma posteriore di un autobus quasi al completo della linea S (oggi la 84) mi sono accorto di una persona dal collo molto lungo che portava un cappello floscio cinto da una corda intrecciata al posto del nastro. Questo individuo all’improvviso si è rivolto al suo vicino, sostenendo che faceva apposta a pestargli i piedi ogni volta che salivano o scendevano dei passeggeri. Peraltro ha abbandonato rapidamente la discussione per gettarsi su un posto diventato libero. Due ore più tardi, l’ho rivisto davanti alla stazione Saint-Lazare in gran conversazione con un amico che gli consigliava di diminuire la sciancratura del suo soprabito facendosi rialzare il bottone superiore da qualche sarto competente.
Tutto qui. Data una premessa così ristretta, come è potuto nascere un libro così divertente? Michel Leyris racconta in un’intervista di essere andato durante gli anni Trenta a ascoltare L’arte della Fuga di J.S. Bach alla sala da concerti Pleyel; una novità quasi assoluta, dato che la prima esecuzione pubblica della storia è quella del 26 giugno 1927 alla Thomaskirche di Lipsia (Die Kunst der Fuge è stata ritenuta per quasi due secoli un’opera puramente teorica). Leyris e Queneau fantasticano sulla possibilità di applicarne il principio della Die Kunst anche alla letteratura: “variazioni che proliferano pressoché all’infinito attorno a un tema assai scarno”.
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