Il museo dell’innocenza

(Masumiyet Müzesi, 2008)

Orhan Pamuk

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Il Museo dell’Innocenza in Çukurcuma Caddesi, Istanbul

Lo scrittore turco Orhan Pamuk ha portato avanti la scrittura di questo romanzo in parallelo con la fondazione del Museo dell’Innocenza, in una via del centro di Istanbul: una raccolta di oggetti e immagini che raccontano la vita della metropoli turca tra gli anni Settanta e l’inizio del nuovo secolo. Il museo contiene ogni oggetto che sia stato “utilizzato, indossato, sentito, visto, raccolto e sognato, il tutto meticolosamente disposto in scatole e vetrine”, per un totale di circa mille pezzi.

Nel romanzo si fa continuo riferimento al Museo, che il protagonista Kemal ha intenzione di fondare.

La storia inizia nel 1975, in una Istanbul lacerata dalle lotte di strada fra formazioni di sinistra e destra, e sotto la continua minaccia di un golpe militare. Il protagonista Kemal è il rampollo secondogenito di una famiglia dell’alta borghesia occidentalizzata; il padre è proprietario di una fabbrica, lui stesso è stato messo a capo di un’azienda con diversi dipendenti. I suoi amici sono tutti nel giro delle classi alte. Kemal è fidanzato con la bella Sibel, con la prospettiva di un lussuoso matrimonio e una vita negli agi.

Tuttavia un giorno riconosce nella giovane commessa di un negozio d’abbigliamento, dove è entrato per acquistare una borsa da regalare alla fidanzata, una lontana parente che lui ricordava ancora bambina: è Füsun, ora diciottenne e bellissima ragazza.

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Italo Calvino

Negli anni Sessanta, quando già è famoso e con una quantità di pubblicazioni al suo attivo, Italo Calvino (1923-1985) dà una sterzata decisiva alla propria opera. Malgrado non sia mai stato vicino al realismo, si allontana ulteriormente dallo storicismo sotto l’influsso di letture epistemologiche, tra cui Popper e Wittgenstein.

Frequenta con assiduità i territori della linguistica, della semiotica, dell’antropologia strutturale; cerca sempre più nella dimensione del paradosso, dell’immaginario logico, della precisione allucinata una via per sfuggire al cicaleccio anodino della comunicazione massificata. […] Costruisce testi oltremodo stratificati, si nasconde dietro uno schermo plurimo di narratori fittizi e di dense metafore, fino a rendere quasi irriconoscibili le tracce del proprio «io», come se aspirasse a una sorta di impersonalità, di anonimato.

Claudio Milanini, Introduzione a Romanzi e Racconti, Meridiani Mondadori

Nell’estate 1967 Calvino si trasferisce con la famiglia a Parigi, dove abiterà per tredici anni. Benché conduca una vita lontano dal mondo culturale, entra in relazione con diversi membri dell’OuLiPo come Georges Perec o  Raymond Queneau, del quale traduce in italiano I fiori blu. Questa frequentazione, insieme all’interesse per la scienza e per lo strutturalismo e all’ars combinatoria, su cui tiene alcune lezioni all’università Roland Barthes, è la principale influenza del secondo periodo della sua opera, tra i più compatti e illuminanti esempi di postmoderno della letteratura mondiale.

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