Il museo dell’innocenza

(Masumiyet Müzesi, 2008)

Orhan Pamuk

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Il Museo dell’Innocenza in Çukurcuma Caddesi, Istanbul

Lo scrittore turco Orhan Pamuk ha portato avanti la scrittura di questo romanzo in parallelo con la fondazione del Museo dell’Innocenza, in una via del centro di Istanbul: una raccolta di oggetti e immagini che raccontano la vita della metropoli turca tra gli anni Settanta e l’inizio del nuovo secolo. Il museo contiene ogni oggetto che sia stato “utilizzato, indossato, sentito, visto, raccolto e sognato, il tutto meticolosamente disposto in scatole e vetrine”, per un totale di circa mille pezzi.

Nel romanzo si fa continuo riferimento al Museo, che il protagonista Kemal ha intenzione di fondare.

La storia inizia nel 1975, in una Istanbul lacerata dalle lotte di strada fra formazioni di sinistra e destra, e sotto la continua minaccia di un golpe militare. Il protagonista Kemal è il rampollo secondogenito di una famiglia dell’alta borghesia occidentalizzata; il padre è proprietario di una fabbrica, lui stesso è stato messo a capo di un’azienda con diversi dipendenti. I suoi amici sono tutti nel giro delle classi alte. Kemal è fidanzato con la bella Sibel, con la prospettiva di un lussuoso matrimonio e una vita negli agi.

Tuttavia un giorno riconosce nella giovane commessa di un negozio d’abbigliamento, dove è entrato per acquistare una borsa da regalare alla fidanzata, una lontana parente che lui ricordava ancora bambina: è Füsun, ora diciottenne e bellissima ragazza.

Füsun, che è di una classe sociale inferiore, si è fatta una fama non proprio irreprensibile per avere partecipato, all’età di 15 anni, a un concorso di bellezza.

Tra Kemal, che ha passato da qualche anno la trentina, e la giovane Füsun nasce una relazione molto carnale. I due si incontrano puntualmente in un appartamento di proprietà della madre di lui, ora disabitato. Kemal ama fisicamente e sentimentalmente la ragazza, e nello stesso tempo continua a fare l’amore con la fidanzata negli uffici della sua ditta, dopo l’orario di chiusura.

Sulla breve e intensa relazione segreta tra i due pende l’ipoteca del fidanzamento di lui. Kemal ottiene dai genitori che al banchetto sia invitata anche la famiglia di Füsun, ma questo giorno di festa rappresenta una pietra tombale per la loro relazione.

La vita di Kemal viene sconvolta, nulla sembra avere più significato per lui se perde Füsun: l’amore, la famiglia, il lavoro passano in secondo piano. Da questo momento in poi, comincia a collezionare oggetti legati alla presenza, o all’assenza, dell’amata, in modo da poterli toccare, guardare, annusare, in modo da ricordare i mesi di felicità assoluta.

Poco per volta nasce in lui l’idea di un museo di oggetti d’uso quotidiano, come ne ha visti molti in occidente (ha fatto studi universitari negli Stati Uniti), in America e in Europa: nel libro, questo rappresenta un malinconico legame d’amore; nel museo fisico, è una straordinaria raccolta di dettagli che ricordano un mondo scomparso, la vita quotidiana di Istanbul soprattutto negli anni Settanta.

Il romanzo è lungo e ricco di storie; particolare è la descrizione del sotto-mondo degli artisti legati al cinema turco, ai luoghi in cui si ritrovano, ai problemi con la censura, alle ripicche tra autori e registi, reso in maniera molto vivide. La città stessa, percorsa in lungo e il largo dal protagonista alla ricerca dell’amata, che ha fatto perdere le tracce di sé dopo il fidanzamento di lui, è protagonista comprimaria.

Molto vivida è la descrizione di una società sospesa tra ammirazione per l’Europa, con conseguente liberazione dei rapporti fra uomini e donne, e timore di non scontentare l’opinione del proprio ambiente sociale, che di fondo è ancora conservatore. Per una donna, in particolare, può risultare fatale accettare di avere relazioni sessuali prima del matrimonio: di solito, una ragazza cede alle insistenze solamente dopo il fidanzamento ufficiale, o comunque quando è sicura dell’imminenza del matrimonio.

Kemal è parzialmente immune da questo conservatorismo, ma strutture di pensiero e il timore di infrangere tabù consolidato lo renderanno a lungo infelice. La sua ribellione al destino, alla malasorte, non sarà mai completa.


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Il ibro nero (Kara Kitap, 1990)


Per apporofondire

Il sito ufficiale del Museo dell’Innocenza (in inglese)


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