L’assassina letterata

(La asesina ilustrada, 1977)

Enrique Vila-Matas

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Enrique Vila-Matas con Montserrat Iglesias, direttrice dell’Istituto Cervantes

Il secondo romanzo pubblicato dallo scrittore spagnolo Enrique Vila-Matas (1948 – ) è scritto come una serie di apocrifi che si incastrano uno dentro l’altro come bambole russe.

Si comincia da un prologo scritto da Elena Villena, vedova dello scrittore Juan Herrera; la donna racconta di come abbia rinvenuto il cadavere di Vidal Escabia, scrittore di serie B, quando si è recata nel suo appartamento perché l’uomo era stato incaricato dalla casa editrice di stilare la prefazione alle memorie postume di Herrera.

Poco tempo prima, la vedova aveva inviato per posta a Escabia un plico contenente un proprio racconto; l’aveva imbucato imitando sulla busta la calligrafia del marito, benché sia morto già da un anno. Nella casa dello scrittore, accanto al corpo insanguinato e a una pistola, c’era la busta con il manoscritto ancora chiusa.

I capitoli successivi di L’assassina letterata riportano il contenuto di questa busta, e cioè:

  1. La lettera con la quale Elena Villena presenta a Viscabia il proprio racconto, chiedendo che tenga conto del contenuto nel redigere la sua prefazione alle memorie del marito;
  2. la prima parte di alcune note al racconto manoscritto, per mano della editor Ana Cañizal;
  3. il breve racconto di Elena Villena, che si intitola appunto L’assassina letterata;
  4. le restanti note di Ana Cañizal al racconto.

Infine, il romanzo è chiuso da un supplemento di due pagine, redatto da Elena Villena, che spiega cos’è accaduto dopo gli eventi contenuti nel prologo. Il cuore del romanzo è naturalmente il racconto La asesina ilustrada, ma il plot è smontato e rimontato in modo da aumentare l’aspettativa per la lettura del suo contenuto, che si scopre spiegare in parte, per analogia, la morte di Escabia raccontata all’inizio.

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Le perizie

(The recognitions, 1955)

William Gaddis

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Hyeronimus Bosch, “I sette peccati capitali”, Madrid, Museo del Prado

Mentre si trova in Spagna nel 1948, già impegnato nella pluriennale stesura del suo romanzo, Gaddis legge in Il ramo d’oro di James Frazer che Goethe trovò l’ispirazione per il suo Faust (una citazione dal quale apre la prima parte di Le perizie) in quello che può essere definito il primo “romanzo” cristiano della storia: quel “nuovo testamento gnostico” che è il Pseudepigrapha Clementis del quale esiste una traduzione latina del III secolo e.v., le Recognitiones pseudoclementinæ, cioè “perizie clementine” o pseudo-clementine. Ha trovato il titolo che vuole per il suo vasto, complesso, innovativo romanzo pieno di allusioni allo gnosticismo.

Il protagonista principale di questo testo sterminato (1650 pagine nell’edizione tascabile italiana) è Wyatt Gwyon, figlio di un pastore calvinista del New England. Poco dopo la fine della Grande Guerra, sua madre Camilla è morta durante un viaggio turistico in Spagna con il marito, per un’appendicite curata male dal sedicente medico Frank Sinisterra, un falsario in fuga dagli Usa.

Destinato a seguire la vocazione del padre, ma dotato di un talento artistico che gli procura un oscuro senso di colpa, a causa dei rimproveri della zia che si è assunta il compito della sua educazione, Wyatt diventa consapevole del proprio talento quando durante una convalescenza ricopia un dipinto di Hyeronimus Bosch, Sette peccati capitali, che il padre ha trafugato durante il disastroso viaggio in Spagna. Ossessionato da preoccupazioni artistiche, e senza eccessivo biasimo del padre che dopo la morte della moglie è torturato da ripensamenti mistici, Wyatt si reca in Europa per studiare pittura; per pagare il viaggio ha sostituito la copia al dipinto, rivenduto per una cifra irrisoria al mercante d’arte Recktall Brown. Offeso dall’allontanamento del figlio, il pastore sprofonda in segreti studi sul paganesimo.

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Roberto Bolaño


Lo scrittore cileno Roberto Bolaño Ávalos (1953-2003) è tra i più conosciuti e apprezzati autori del postmoderno. Dopo la sua morte prematura per insufficienza epatica, mentre era in lista d’attesa per un trapianto di fegato, è divenuto uno tra i più influenti scrittori di lingua spagnola a livello mondiale, con opere tradotte in molti paesi, e la riscoperta di numerosi inediti apparsi postumi.

Bolaño trascorse quasi tutta la vita all’estero; all’età di quindici anni si trasferì con la famiglia a Città del Messico, dove frequentò l’università e fu tra i rifondatori nel 1974 del movimento poetico infrarealista, che per tre anni contrastò sulla scena letteraria messicana il predominio di scrittori come Octavio Paz. Questo periodo è raccontato nel romanzi I detective selvaggi. Nel ’77 Bolaño si trasferì in Spagna per raggiungere la madre; si sposò, divenne scrittore di professione e visse il resto dei suoi anni in Catalogna.

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