I libri di Jakub

(Księgi Jakubowe, 2014)

Olga Tokarczuk

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Olgierd Lukaszewicz interpreta Jakub Frank nel film “Daas”

Questo titolo del 2014 della scrittrice polacca Olga Tokarczuk, premio Nobel 2018, avrebbe senz’altro i requisiti per essere definito romanzo-mondo: 1114 pagine (tra l’altro, numerate al contrario, come un conto alla rovescia da quella più alta e fino alla 1, in omaggio alla scrittura ebraica che si legge da destra a sinistra), un intreccio di trame diverse, schiere di personaggi, un plot lungo e complesso che “rivoluziona l’immagine della vita religiosa nel XVIII secolo” (da una critica apparsa sul quotidiano polacco Gazeta Wyborcza), e un gioco continuo di riferimenti alla realtà del nostro tempo. Tuttavia il lavoro ha un carattere diverso, decisamente più ambizioso: Tokarczuk non vuole ricostruire il passato, bensì cambiarlo. Dal momento che il romanzo storico e la scienza storica condividono la stessa metodologia, anzi secondo l’interpretazione di Linda Hutcheon sono entrambi “narrativa basata su documenti e altro materiale prodotto in passato”, e di conseguenza “La realtà e l’interpretazione della realtà sono la medesima cosa, una nuova ricostruzione del passato equivale a modificarlo.”

Il libro è sembrato a molti una sorta di “anti Sienkiewicz” (l’autore del retorico e celebre romanzo nazionale Quo Vadis e della patriottica Trilogia). Per questo è stato acclamato da critici e lettori, ma è stato violentemente attaccato da alcuni circoli nazionalisti polacchi e Olga Tokarczuk è diventata l’obiettivo di una campagna di odio sui social.

Francesco Cataluccio, Il Foglio
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Joseph Heller


Benché abbbia pubblicato altri sei romanzi, oltre a testi teatrali, la fama di Joseph Heller (1923-1999) è irrimediabilmente legata al titolo con il quale esordisce nel 1961, cioè Comma 22, titolo che è addirittura divenuto sinonimo di paradosso logico. Il romanzo nasce dall’esperienza dell’autore, che combatté in Italia durante la seconda guerra mondiale, ed è considerato un classico dell’anti-militarismo.

Heller nasce a New York da genitori ebrei immigrati dalla Russia, e prima di diventare scrittore segue una trafila di apprendistato in lavori manuali che è tipica di diversi intellettuali americani: fattorino, apprendista fabbro, cassiere. Ha solo diciannove anni quando viene inviato sul fronte italiano, nell’aviazione: qui partecipa a 60 missioni di combattimento su bombardieri B-25. Dopo la smobilitazione, si laurea grazie alla legge sulle agevolazioni per i veterani di guerra, e quasi subito insegna composizione all’università statale della Pennsylvania; dopo un breve periodo di lavoro in un’agenzia pubblicitaria, torna all’insegnamento grazie al successo di Comma 22. L’agiatezza arriva nel 1962 grazie ai diritti cinematografici del romanzo (che non sarà tuttavia portato sullo schermo fino al 1970).

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Enciclopedia dei morti

(Енциклопедија мртвих, 1983)

Danilo Kiš

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Tutti i racconti di questo libro nascono, in misura maggiore o minore, sotto il segno di un tema che chiamerei metafisico; a partire dall’epopea di Gilgamesh, la questione della morte è uno dei temi ossessivi della letteratura.

Danilo Kiš, Post Scriptum

Simon Mago

Diciassette anni dopo la morte di Gesù, Simon Mago predica in Samaria una dottrina gnostica, in contrasto con la religione ebraica e la predicazione del Cristo che si va diffondendo a opera di Pietro e degli altri apostoli. Sfidato da quest’ultimo, si impegna per compiere un miracolo. Il racconto ha due finali alternativi: nel primo Simone, asceso fino al cielo, viene precipitato giù da Dio e si sfracella; nel secondo, si lascia seppellire sottoterra per tre giorni, e una volta riesumato appare totalmente putrefatto. In entrambi i finali, la sua seguace e amante Sofia, ex prostituta, proclama che quello che accade è la prova della verità del suo insegnamento, poi si allontana in lacrime verso il deserto.
La predicazione di Simon Mago è descritta anche nel proto-romanzo cristiano Perizie Clementine che si è dimostrato influenza determinante per un altro grande autore postmoderno, William Gaddis.

Onoranze funebri

Nel 1923 o ‘24 il marinaio rivoluzionario ucraino Bandura assiste nel porto di Amburgo alla morte per polmonite di Marietta, una prostituta che frequentava da quattro anni, e organizza per lei un funerale speciale. Esasperati dalla vita che conducono, e dal contrasto con  i funerali dei borghesi, i partecipanti, “tutti coloro che l’avevano amata”, devastano aiuole, parchi e tombe in tutta la città per ricoprire di fiori freschi la tomba di Marietta, che scompare «sotto quell’enorme catasta  che sprigionava un odore putrido di lillà appassiti.»

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Danilo Kiš


Danilo Kiš (1935-1989) è tra gli scrittori serbi più conosciuti all’estero, da madre cattolica del Montenegro e padre ebreo: il trauma della morte violenta di quest’ultimo, deportato a Auschwitz, sarà centrale nella narrativa di Kiš, soprattutto nel trittico della famiglia Sam che racconta in maniera anche trasfigurata dettagli autobiografici. Esordì come scrittore a 27 anni di età e trascorse quasi tutta la vita in Francia, dove sarà insegnerà lingua serbo-croata a Strasburgo (è qui che scrive Giardino, cenere), Bordeaux e Lille. Amareggiato per le accuse di plagio ricevute dalla nomenklatura letteraria in patria, trascorre gli ultimi dieci anni a Parigi, dove muore di cancro.

La maggiore influenza sulla scrittura di Danilo Kiš è forse quella esercitata da Borges, e in secondo luogo dallo scrittore ebreo polacco Bruno Schulz, assassinato nel 1942. L’autore stesso descrisse la seconda parte della propria opera, a partire da Clessidra, come periodo post-Borges, ma occorre notare che, a differenza dello scrittore argentino, il materiale su cui lavora Kiš è «politicamente e storicamente rilevante».

In primo luogo la maggior parte delle trame nella sua opera sono derivate o prese in prestito da fonti già esistenti di varia rilevanza letteraria, alcune facilmente riconoscibili, ad esempio quelle estratte da Roj Medvedev e Karlo Štainer, mentre altre sono più oscure. In secondo luogo, Kiš utilizza la tecnica della trasposizione testuale, in base alla quale intere sezioni o serie di frammenti, spesso inalterati, sono tratti da altri testi e integrati liberamente nel tessuto della sua opera.

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