Le gomme

(Les gommes, 1953)

Alain Robbe-Grillet

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Un’immagine dal film “Trans-Europ-Express” (1966) di Alain Robbe-Grillet

Il primo romanzo di Alain Robbe-Grillet (1922-2008), scrittore e regista francese, ha la forma esteriore di un polar, quello che in Italia chiamiamo “giallo” — meglio ancora, un “romanzo a enigma” secondo la classificazione che Cvetan Todorov opera nel genere poliziesco. Todorov distingue tra nero, suspense e romanzo a enigma. In Le gomme c’è quindi un delitto, c’è un detective e un assassino; manca però la vittima, e il detective è chiamato a scoprire proprio questo.

Il protagonista è l’investigatore Wallas, inviato dalla capitale con l’incarico di indagare sul tentativo d’assassinio di Daniel Dupont, professore di economia. Si sa che l’aggressore, Garinati, è un semplice manovale del crimine che agisce per conto di un’organizzazione terrorista, forse anarchica, guidata da un certo Bona. Il piano eversivo consisterebbe nell’eliminare alcune personalità per una serie di giorni successivi, alla medesima ora.

Per ragioni di opportunità, la polizia lascia credere che Dupont sia deceduto nella clinica dove è stato ricoverato, come da notizia apparsa sulla stampa locale; in realtà è ferito in modo lieve, e si nasconde nell’ospedale in attesa di essere prelevato dall’intelligence. L’azione si svolge nell’arco di ventiquattr’ore, dalle 7:30 alla stessa ora del giorno successivo, in una città indeterminata, e con spostamenti che ricordano un movimento circolare, come se l’autore cercasse di confondere il lettore. E questa circolarità si chiude il giorno dopo quando Wallas, appostato nell’ufficio della vittima, scopre che qualcuno tenta di introdursi e gli spara, uccidendolo: ma si tratta del professor Dupont, passato a prendere alcuni documenti prima di lasciare per precauzione la città. Il cerchio si chiude, il delitto ha finalmente un cadavere; l’orologio di Wallas, che si era inspiegabilmente fermato alle 7:30 del giorno precedente, riprende a funzionare. Il tempo si rimette in moto, l’ordine causa-effetto è ricomposto.

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Dương Thu Hương


Nata nel Vietnam del Nord, Dương Thu Hương (1947- ) per frequentare le scuole è costretta a trasferirsi con la nonna nel sud. Nel 1967 si sposa contro la sua volontà con un uomo che non ama; da lui avrà due figli. Viaggia e soggiorna nei paesi comunisti; insieme ad una troupe teatrale si reca al fronte, dove si esibisce per alcuni anni per i soldati. Dopo la riunificazione dei due governi del Vietnam lavora come sceneggiatrice, ma i suoi film sono degli insuccessi. Comincia a scrivere narrativa; il suo primo romanzo, Storia d’amore raccontata prima dell’alba, la fa conoscere in patria e all’estero. Le sue prese di posizioni critiche nei confronti del governo sono frequenti e dure e il risultato è l’espulsione dal partito nel 1989; le viene inoltre negato il diritto di recarsi all’estero.

Nel 1991 passa otto mesi in carcere e le viene ritirato il passaporto. Da allora le difficoltà di pubblicare in Vietnam diventano insuperabili, soprattutto per due motivi: la censura e il monopolio dell’editoria da parte del governo.

Nel 2005 riceve il premio “Grinzane-Cavour”. Le viene consentito di recarsi in Italia per ritirare il premio. Dall’anno successivo, Dương vive in Francia.

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Feríta. Giovanna d’Arco, anno 1971

(2022)

Sergej Roić

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Come nel precedente libro Solaris, parte seconda (2020), l’autore svizzero d’origine croata Sergej Roić, che scrive in italiano, si confronta con la fantascienza, almeno apparentemente. La forma narrativa scelta è infatti un tópos di genere fantascientifico, divenuto nel tempo un vero e proprio sottogenere: l’allostoria o storia alternativa, o ancora, come si dice tra appassionati con un neologismo d’origine greca, ucronia. L’ipotesi alla base di questi romanzi è che la Storia abbia seguito una via alternativa a partire da un determinato momento nel passato, e ciò serve a raccontare un presente appunto alternativo al nostro: una metafora esplicita che gioca con elementi della politica, della scienza, dello sviluppo umano per dire qualcosa del nostro mondo.

Classici esempi di storia alternativa sono il trionfo finale di Napoleone Bonaparte (Napoléon et la conquête du monde, 1836,di Charles Renouvier) o la vittoria dell’Asse nella Seconda guerra mondiale (The man in the high castle, 1962, di Philip Dick). Il sito web (in inglese) Uchronia – the Alternate History List, raccoglie migliaia di titoli catalogati da diverse lingue e da quasi tutte le letterature mondiali, che raccontano di un’enorme variabilità di situazioni, a partire da “punti di divergenza” lontanissimi nel passato: fino a quattro miliardi e mezzo di anni fa.

Il romanzo di Roić si inserisce idealmente in questo filone; l’ambientazione ucronica però non è richiamata per una speculazione sulla storia, bensì per creare uno scenario nel quale “l’immaginazione è andata al potere”, come recitava uno degli slogan del maggio francese. La storia insiste piuttosto sul rapporto tra linguaggio e immagine, tra parola e mente umana.

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L’arte francese della guerra

(L’art française de la guerre, 2011)

Alexis Jenni

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So bene che una metafora organica della società è una metafora fascista; ma i problemi che abbiamo possono essere descritti in maniera fascista. Abbiamo problemi di ordine, di sangue, di suolo, problemi di violenza, problemi di potenza e di uso della forza.

Dopo il premio Goncourt 2006 a un lungo romanzo di guerra (Le benevole di Jonathan Littell), la giuria del maggiore premio letterario francese si ripete nel 2011 con questo romanzo dell’esordiente Alexis Jenni, un viaggio attraverso vent’anni ininterrotti di guerre, dalla resistenza contro il nazismo all’indipendenza dell’Indocina, per finire con l’interminabile battaglia di Algeri: una cronaca romanzata della decolonizzazione.

Punto d’arrivo è la violenza endemica con cui oggi nelle periferie urbane si riduce a un problema di ordine pubblico la questione dei francesi d’origine coloniale, e che per l’autore ha le sue radici nella resistenza alla perdita delle colonie:

Vent’anni, le guerre si succedevano, e ciascuna lavava con un colpo di spugna la precedente, gli assassini di una sparivano nella seguente. Perché ne produceva di assassini, ciascuna guerra, a partire da gente che non avrebbe picchiato il proprio cane, che nemmeno sognava di combattere, ai quasi si consegnava una moltitudine di uomini legati e nudi, li si faceva regnare su greggi di uomini  mutilati dalla colonizzazione, masse di cui neppure si conosceva il numero, della quale era necessario abbattere una parte per salvare il resto, come si fa con le bestie per prevenire l’afta epizootica.

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La carta e il territorio

(La carte et le territoire, 2010)

Michel Houellebecq

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Particolare di una cartina Michelin dell’Algeria

Una delle caratteristiche della scrittura di Michel Houellebecq (1956 – ), forse il più discusso tra gli autori francesi contemporanei, è il suo radicamento nella geografia e nella cronaca. La carta e il territorio è una lunga riflessione sull’arte e sulla vita moderne. Il protagonista è un tipico personaggio alla Houellebecq, ai quali l’autore ci ha abituato fino da Estensione del dominio della lotta: un solitario, un misantropo che si tiene in disparte dal flusso della vita. Jed Martin è un artista contemporaneo, un pittore francese di inizio terzo millennio. Figlio unico di un dirigente d’industria e nipote di un fotografo, al tempo dell’università (ha frequentato Belle Arti) si appassiona di fotografia industriale; recupera la vecchia fotocamera del nonno e realizza una lunga serie di immagini d’oggetti di uso comune.

Da adulto, durante un viaggio in autostrada si incanta a osservare una cartina stradale Michelin trovata in un autogrill: ammira la varietà di colori, le linee, le forme, e all’improvviso decide di imprimere una svolta ai propri interessi. Da questo momento, forte dell’esperienza acquisita con la fotografia di design, Jed Martin si dà alla riproduzione fotografica digitale di carte Michelin. Un giorno riesce a esporre una foto in una mostra collettiva, e in questo modo fa conoscenza della giovane russa Olga; più tardi a cena lei gli confida di lavorare per la Michelin e gli propone di lasciarsi sponsorizzare. La sera stessa Jed e Olga finiscono a letto e iniziano una relazione, una delle pochissime esperienze di coppia nella vita solitaria di lui.

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