Dove sei, mondo bello

(Beautiful world, where are you, 2021)

Sally Rooney

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Immagine da “Normal people”, serie in 12 puntate tratta da “Persone Normali” di Sally Rooney

Sull’istinto del bello però credo che ti sbagli. Gli esseri umani l’hanno smarrito con il crollo del Muro di Berlino. Non intendo tornare a discutere sulla questione, ma con la morte dell’Unione Sovietica è morta anche la storia. Penso al ventesimo secolo come a una lunga domanda, cui alla fine abbiamo dato la risposta sbagliata. Non credi che siamo bambini sfortunati, a essere venuti al mondo quando questo finiva? In seguito per il pianeta non c’è più stata speranza, e nemmeno per noi. O forse era solo la fine di una civiltà, la nostra, e in futuro a un certo punto un’altra la sostituirà. In tal caso, ci troviamo nell’ultima stanza illuminata prima delle tenebre, testimoni di qualcosa.

Il terzo romanzo della scrittrice irlandese Sally Rooney (1991- ), che fa seguito al grande successo dei primi due soprattutto nei paesi di lingua anglosassone, racconta la relazione sentimentale-sessuale di due coppie, ma contiene anche flessioni sull’arte e la letteratura, esplicitate nelle e-mail che si scrivono le due protagoniste femminili, alternate ai capitoli di narrazione.

Una giovane scrittrice irlandese di recente successo, Alice Kelleher (che sembra avere molti punti biografici di contatto con l’autrice) si trasferisce a vivere in una cittadina sulla costa orientale dell’isola, dopo una crisi personale che l’ha portata al ricovero in un reparto psichiatrico.

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Una pinta d’inchiostro irlandese

(At Swim-Two-Birds, 1939)

Flann O’Brien

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Lo spettacolo teatrale tratto dal romanzo, regia di Niall Henry (2010)

At Swim-Two-Birds è il primo romanzo di Flann O’Brien (1911-1966) interamente composto con personaggi tratti da altri autori: fu decisamente un insuccesso commerciale, ma rappresenta un autentico prototipo di meta-fiction. I suoi protagonisti che si ribellano alla volontà dell’autore non possono non ricordare le opere dell’altro grande irlandese suo contemporaneo, Samuel Beckett, che infatti si annovera tra coloro che apprezzarono l’opera.

L’idea che un libro dovesse avere un solo inizio e una sola fine, non mi convinceva. Un buon libro poteva avere tre inizi completamente diversi, collegati tra di loro soltanto nella prescienza dell’autore, e finire, se necessario, in trecento maniere diverse.

Già nel primo paragrafo il protagonista senza nome e narratore che racconta in prima persona, mette in chiaro che non si tratta di un romanzo come tutti gli altri, e propone tre brevi incipit molto differenti uno dall’altro. Il narratore è uno studente di letteratura inglese che vive in casa con lo zio, il quale gli rimprovera la mancanza di applicazione. Lui in realtà è interessato alla scrittura; sottopone al giudizio di un amico una breve parodia scritta nello stile delle leggende irlandesi, che racconta di Finn McCool, cioè Fionn Mac Cumhaill, invincibile eroe della mitologia, che non a caso appare anche in più di un passaggio del Finnegan’s Wake di Joyce.

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Il terzo poliziotto

(The third policeman, 1967)

Flann O’Brien

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Apparentemente meno radicale del precedente At Swim-Two-Birds, il secondo romanzo di Flann O’Brien venne comunque rifiutato da qualsiasi editore e fu pubblicato solamente postumo, oltre un quarto di secolo dopo la stesura (fu scritto tra il ’39 e il ’40). La pubblicazione presso l’editore Longman saltò perché Graham Greene, che apprezzava O’Brien, era nel frattempo passato a un’altra casa editrice. Anche William Saroyan non riuscì a trovargli un editore per il mercato statunitense. Deluso dalla mancanza di esito, l’autore recuperò ampi passaggi del testo nel successivo The Dalkey Archives, nel quale il filosofo, o pseudo tale, de Selby diventerà figura centrale.

Il protagonista e voce narrante di Il terzo poliziotto, il cui nome non viene mai pronunciato, è un irlandese rimasto orfano in giovane età, che a scuola si è appassionato al pensiero dell’eccentrico eccentrico de Selby: nel racconto compaiono citazioni, naturalmente apocrife, di testi a lui attribuiti, come pure sue opinioni e idee; inoltre quasi tutte le note a piè di pagina sono costruite come commenti all’attività critica su de Selby, per mettere alla berlina, con grande ironia, il pensiero quantomeno originale di questo filosofo inventato.

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