W. G. Sebald

Winfried Georg Sebald (1944-2001), nato in Germania, si trasferì definitivamente in Gran Bretagna nel 1970, quando già da quattro anni insegnava all’università di Manchester. Morì in un incidente automobilistico.

L’opera letteraria di Sebald, che scriveva in tedesco (limitandosi a supervisionare la traduzione in inglese) ruota sempre intorno al tema della memoria, sia individuale che collettiva, spesso quella degli anni del nazismo o immediatamente successivi. Caratteristico è l’inserimento di documenti fotografici all’interno del testo, non in funzione illustrativa ma come parte integrante del contenuto. Il suo stile di scrittura è molto classico, e mescola fatti realmente accaduti a pura fiction.

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Abbacinante

(Orbitor, 1996-2007)

Mircea Cărtărescu

ɮ ɷ ⸎ — 6

Tentare un’analisi di questa mastodontica opera di Mircea Cărtărescu è una sfida complessa e affascinante, proprio per la stessa natura dell’opera: oltre millecinquecento pagine nell’edizione italiana Voland, testo originale scritto a mano, per accumulazione progressiva, senza un progetto iniziale e senza revisione in corso d’opera, è strutturato come labirinto di ricordi personali, ricostruzioni di fatti reali e di trasfigurazione fantastica, intorno a una serie compatta e limitata di immagini-simbolo che assumono funzione di mitologia letteraria.

La struttura di Abbacinante è quindi un viaggio progressivo dalla visione alla realtà, anche la struttura a farfalla costituita dai tre volumi è al servizio di tutto questo. È però importante ricordare che non è un libro pensato a tavolino, se non nei suoi tratti generali. So che sembra incredibile, ma per fortuna ho i taccuini per provarlo: ho scritto tutti e tre i volumi a mano, senza editing e senza fare più schemi in corso d’opera, insomma quella che si trova nei libri è sostanzialmente la prima bozza, a parte la revisione e qualche taglio occasionale. Si tratta del frutto di un flusso ispirativo continuo, lento ma costante, quasi medianico, a metà tra il fare poesia in prosa e la scrittura automatica. Ogni mattina rileggevo l’ultima pagina fatta e procedevo, lentamente, seguendo l’onda e sforzandomi soprattutto di tenere legati i fatti e le chiavi simboliche.

Intervista di Vanni Santoni, Berlino 2015
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