(Orbitor, 1996-2007)
Mircea Cărtărescu
Tentare un’analisi di questa mastodontica opera di Mircea Cărtărescu è una sfida complessa e affascinante, proprio per la stessa natura dell’opera: oltre millecinquecento pagine nell’edizione italiana Voland, testo originale scritto a mano, per accumulazione progressiva, senza un progetto iniziale e senza revisione in corso d’opera, è strutturato come labirinto di ricordi personali, ricostruzioni di fatti reali e di trasfigurazione fantastica, intorno a una serie compatta e limitata di immagini-simbolo che assumono funzione di mitologia letteraria.
La struttura di Abbacinante è quindi un viaggio progressivo dalla visione alla realtà, anche la struttura a farfalla costituita dai tre volumi è al servizio di tutto questo. È però importante ricordare che non è un libro pensato a tavolino, se non nei suoi tratti generali. So che sembra incredibile, ma per fortuna ho i taccuini per provarlo: ho scritto tutti e tre i volumi a mano, senza editing e senza fare più schemi in corso d’opera, insomma quella che si trova nei libri è sostanzialmente la prima bozza, a parte la revisione e qualche taglio occasionale. Si tratta del frutto di un flusso ispirativo continuo, lento ma costante, quasi medianico, a metà tra il fare poesia in prosa e la scrittura automatica. Ogni mattina rileggevo l’ultima pagina fatta e procedevo, lentamente, seguendo l’onda e sforzandomi soprattutto di tenere legati i fatti e le chiavi simboliche.
Intervista di Vanni Santoni, Berlino 2015
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