La passione della nuova Eva

(The passion of New Eve, 1977)

Angela Carter

ℍ ⸎ — 5


Nonostante tutta la sua erudizione, ciò che è degno di nota, tuttavia, è il senso di puro eccesso che si prova leggendo Carter. La sua prosa è ricca, pesante, inebriante e sensuale, ricca di sentimenti, immagini, suoni, odori, elaborate metafore e idee. Il suo stile è comico, gotico, grottesco, sessualmente esplicito e (come notoriamente H.G. Wells ha detto di Joyce) gratuitamente “cloacale”.

Bran Nicol, The Cambridge introduction to postmodern fiction

Anche questo romanzo di Angela Carter (1940-1992), decisamente non realistico, utilizza una serie di topói provenienti da generi letterari diversi, come fantascienza, spionaggio, erotico, romantico, giallo, gotico.

L’inglese Evandro (nell’originale Evelyn), che ha una passione per l’attrice franco-canadese del cinema muto Tristessa de St. Ange, si reca negli Usa dove lo aspetta una cattedra in un’università che nel frattempo però viene occupata da militanti neri e data alle fiamme. Gli Stati Uniti sono dilaniati da tensioni razziali e di genere che trasformano le città in zone di guerriglia; New York City per esempio è in preda all’anarchia, invasa da ratti e abbandonata alla violenza più ingovernabile. Evandro decide di rimanere comunque, e inizia una relazione con una giovanissima afroamericana, la diciassettenne Leilah. I due vivono qualche tempo insieme, in un perfetto accordo emotivo e sessuale, finché l’uomo sente svanire la propria passione. La notizia che Leilah è incinta lo sconvolge; reagisce vigliaccamente, fuggendo subito dopo il disastroso aborto illegale della ragazzina.

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Le infernali macchine del desiderio del dottor Hoffman

(The infernal desire machines of Doctor Hoffman, 1972)

Angela Carter

ↈ ℍ — 4

copertina dell’ed. Penguin Books

Giunto in età avanzata Desiderio, ex segretario del ministro della Determinazione di un indeterminato paese dell’America Latina, racconta del tempo in cui la città capitale fu investita dall’offensiva del malvagio dottor Hoffman, che portò lutti e dolore, ma gli permise anche di conoscere il uso grande amore: Albertina, la figlia del dottore.

I giganteschi generatori del dottor Hoffman sprigionavano una serie di vibrazioni sismiche che provocavano grandi fratture nella superficie — fino a quel momento immutabile — dell’equazione fra tempo e spazio che avevamo formulato in modo empirico per realizzare la nostra città e da queste fratture, ebbene… nessuno sapeva cosa sarebbe uscito la volta successiva.

La percezione della realtà per gli abitanti si fa più indistinta: cominciano a confondere sogni, desideri e fatti reali. Molti impazziscono, messi di fronte ai propri desideri e fantasie più segreti. La resistenza a Hoffman è organizzata dal ministro della Determinazione, per questo Desiderio si trova in prima fila nella guerra: sia lui che il ministro sembrano infatti immuni la bombardamento psichico.

In un tentativo di mediazione, i due incontrano un ambasciatore del dottore. Desiderio rimane profondamente colpito dal suo aspetto. Quasi contemporaneamente sogna una donna di nome Albertina, e intuisce che l’ambasciatore era in realtà una donna, la figlia del dottor Hoffman e sua più stretta collaboratrice.

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Joanna Russ

Joanna Russ nasce nel 1937 nel Bronx, a New York. La madre Bertha Zimmer, di origine ebraica, coltiva un’attenzione particolare per le forme dell’espressione artistica. Joanna ha le idee molto chiare sul suo futuro fin da bambina: inventare storie e metterle per iscritto in forme diverse (racconti, poesie, vignette e disegni) è una attività compulsiva che la rende felice più di qualunque altro gioco.

Studentessa alla Cornell University in un momento storico di turbolenta vitalità politica e culturale, conosce e frequenta intellettuali di spicco dell’epoca e si trova a studiare fianco a fianco con Vladimir Nabokov. Si sposta poi alla Yale Drama School, dove si laurea nel 1960. Si sposa subito, rendendosi conto subito, con lucida rapidità, del carattere avventato della sua decisione. Di qui in avanti, Russ coltiverà la sua vita professionale procedendo in autonomia rispetto a ogni affetto codificato.

Joanna Russ pubblica il suo primo racconto fantascientifico nel 1959; è molto giovane e non ha ancora completato gli studi presso la Yale Drama School. Negli anni Sessanta, in seguito alla pubblicazione del fortunato Picnic on Paradise (1968), il suo nome diventa una presenza familiare e molto dibattuta nel mondo della fantascienza, dove presto la sua presa di posizione rigorosamente femminista diventa un riferimento cardinale nella American New Wave della fantascienza.

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Female Man

(The Female Man, 1975)

Joanna Russ

⸎ — 4


La scrittrice statunitense di fantascienza Joanna Russ (1937-2011) pubblica a metà anni Settanta, un decennio che si può definire cruciale per la science-fiction femminista, questo romanzo che sfrutta uno dei tópoi più interessanti del genere: gli universi paralleli, la cui prima teorizzazione scientifica, la MWI (Many Worlds Interpretation) risale al 1957 per opera del fisico Hugh Everett III. Female Man è probabilmente tra le opere che ebbero maggiore influenza sul movimento femminista, non soltanto tra i lettori di fantascienza.

La storia è ambientata nel 1969 e intreccia le vicende di quattro protagoniste:

  • Joanna, che vive nel nostro mondo ed ha caratteristiche apertamente autobiografiche; è «attiva, […] veloce e scattante, non depressa, siede con la schiena dritta come un righello»; Joanna riconosce che il suo stile di narrazione è tipicamente femminile: «Non possiedo struttura… i miei pensieri escono senza forma come il fluido mestruale, è tutto molto femminile, profondo e pieno di essenza, è molto primitivo e pieno di “e”, si chiama “frasi sconnesse”»; a un certo punto definisce sé stessa “uomo femmina” perché vede nella perdita delle proprie specificità femminili l’unica via di affermazione in una società creata a misura del maschio;
  • Janet Evason, cittadina del pianeta Whileaway che in realtà è la Terra mille anni nel futuro da oggi, abitata solo da esseri di sesso femminile perché i maschi sono stati sterminati nove secoli prima da una pestilenza;
  • Jeannine Dadier, la più giovane tra le quattro, bibliotecaria che vive in un 1969 “parallelo” nel quale non è mai scoppiata la seconda guerra mondiale («Si domandava talvolta se fosse stata una fortuna che Herr Schickelgruber fosse morto nel 1936», con riferimento a Adolf Hitler, il cui padre cambiò cognome nel 1976 per assumere quello che avrebbe fatto rabbrividire d’orrore il mondo); è «alta, magra, sedentaria, spalle tonde, un corpo longilineo fatto di argilla e stucco»; il 1969 “alternativo” di Jeannine si distingue dal nostro tramite dettagli anche sottili: per esempio, il fatto che non vada di moda la minigonna, e Joanna si senta a disagio nella metropolitana perché tutti le guardano le gambe;
  • Alice-Jael Reasoner, compare solo nelle ultime due parti delle nove che compongono il libro; vive in un universo in cui è in corso una guerra tra gli avere e i non-avere, cioè tra maschi e femmine.

La vicenda è raccontata in maniera frammentaria da diversi punti di vista, a volte in terza persona e a volte in prima persona singolare, con frequenti digressioni, soprattutto dal punto-di-vista di Joanna, sull’atteggiamento dell’americano medio nei confronti della situazione femminile negli anni Sessanta, dalla mancanza di indipendenza economica alle disparità sul lavoro ai pregiudizi maschilisti.

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